E’ sorprendente ma in alcuni luoghi le rocce possono raccontare storie appassionanti: storie di comunità fiere e orgogliose del proprio territorio, storie di fatica e coraggio, storie di uomini e montagne. E’ il caso della Miniera della Bagnada.
Arriviamo in Valmalenco in una calda e soleggiata giornata d’estate, superiamo il paesino di Lanzada e ci inoltriamo tra i boschi. Mentre saliamo veniamo accolti da una delle vallate più belle della Lombardia: montagne che sfiorano il cielo, foreste di un verde lussureggiante e una bellissima cascata che aggiunge movimento a questo paesaggio sospeso nel tempo.
Dopo qualche tornante parcheggiamo di fronte all’ingresso del Museo, una bella e moderna struttura dove incontriamo la nostra guida, Carmen. In sua compagnia saliamo verso l’imbocco della miniera, 100 metri più in alto, percorrendo un sentiero ripido ma in perfetto stato, ombreggiato e provvisto di una fontanella rinfrescante. Nel tragitto scambiamo qualche parola con il nostro secondo accompagnatore, Diego, che ci spiega che la miniera è aperta tutto l’anno ed è visitata da turisti provenienti da tutta Italia e dall’estero.
In cima indossiamo i nostri caschetti, una felpa e una giacca…tra poco ce ne sarà bisogno perché all’interno c’è una temperatura costante tutto l’anno di 7 gradi! Superato l’ingresso, sentiamo subito la frescura delle rocce che con il caldo di oggi è proprio piacevole, ma la prima cosa che ci sorprende è la luce. Sembra strano in una miniera ma è proprio così: le pareti rocciose sono bianchissime e riflettono la luce artificiale illuminando l’ambiente. Inoltre, diversamente dalla maggior parte delle miniere dove bisogna procedere a testa china, quella della Bagnada ha gallerie molto ampie ed è quindi adatta anche a chi soffre di claustrofobia.
La voce di Carmen ci trasporta nel tempo raccontandoci la storia della miniera. Scoperta negli anni Venti, fu sfruttata con continuità dal 1936 al 1987. Per decenni è stata la risorsa più importante per gli abitanti della vallata che tutti i giorni salivano fin quassù e passavano ore a scavare la pietra. Immaginiamo il rumore delle tramogge che scaricavano i minerali nei carrelli, il trapano che perforava le pareti, il viavai dei minatori coperti di polvere. Ancora oggi si possono osservare nei cunicoli numerosi attrezzi e utensili usati in passato.
Continuiamo l’esplorazione mentre Carmen, esperta geologa, ci spiega l’origine e le caratteristiche del talco. Scopriamo che si tratta di un minerale formatosi attorno a 30 milioni di anni fa da una trasformazione metamorfica dei marmi dolomitici. Per questo, e per il suo aspetto simile allo zucchero, è anche detto dolomia saccaroide. Ma a che cosa serve il talco? Il pensiero corre subito al borotalco e alla cosmesi, che effettivamente è uno degli impieghi più noti, ma scopriamo con nostra grande sorpresa che il talco si trova anche nelle parti in plastica delle nostre automobili, nelle vernici, nei medicinali, nelle piastrelle e in una notevole quantità di prodotti di uso quotidiano.
Mentre percorriamo le gallerie restiamo affascinati osservando i filoni di talco che si dipartono nelle viscere della montagna, i pilastri di roccia che sorreggono volte vertiginose, le rientranze e i cunicoli che creano giochi di luci e ombre. Il tour prosegue con la visita della Riservetta che conservava gli esplosivi e dove Carmen ci spiega come micce e dinamite venivano collocati e fatti brillare.
Durante il nostro itinerario ci fermiamo in tre occasioni per guardare dei video che mostrano la vita dei minatori del secolo scorso, la simulazione di una esplosione e la trasformazione della miniera in Museo. Dopo anni di abbandono e innumerevoli ostacoli burocratici e finanziari, infatti, la miniera è stata aperta al pubblico nel 2008 e da allora è meta ideale per scolaresche, famiglie e appassionati di geologia che possono visitarla con percorsi personalizzati secondo le proprie esigenze e interessi. Prima dell’uscita, scendiamo al livello inferiore per dare un’occhiata a uno spazio enorme scavato nella roccia dove vengono organizzati concerti jazz, una bellissima iniziativa per rendere ancor più viva questa miniera.
Non ci siamo resi conto, ma è già un’ora e mezza che passeggiamo all’interno della montagna, questo luogo ci ha davvero rapiti e affascinati. E’ ora di dirigersi verso l’uscita dove, scattando le ultime foto ricordo a bordo degli antichi vagoni per il trasporto del talco, salutiamo questo meraviglioso luogo creato dalla sapienza della natura e dal duro lavoro dell’uomo.
Se volete vivere anche voi questa splendida esperienza non vi resta che prenotare una visita guidata chiamando il Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco: tel. +39.0342.451150 o il Comune di Lanzada 0342. 453243. La miniera è aperta tutto l’anno su prenotazione, tutti i giorni nel mese di agosto.
La visita continua nel museo Minerario, che raccoglie numerosi strumenti legati all’attività estrattiva, donati dalle famiglie locali. Se siete appassionati di mineralogia, vi consigliamo inoltre di visitare il museo di Lanzada che conserva numerosi campioni dei cristalli della Valmalenco.
Maggiori informazioni: www.minieradellabagnada.it