Quando si parla di “Cinque Terre” si pensa inevitabilmente ai panorami mozzafiato di uno degli angoli più belli della Liguria. Forse non tutti sanno che esistono le “Cinque Terre” anche in Lombardia, più precisamente in provincia di Bergamo. Non hanno il mare e sono decisamente meno conosciute delle cugine liguri, ma anche loro sono ricchissime di bellezze naturalistiche, culturali e gastronomiche.

Le Cinque Terre della Val Gandino si trovano in Val Seriana, a circa un’ora da Milano. Si tratta di una graziosa valle laterale divisa tra cinque comuni che abbiamo scoperto insieme agli amici di PromoSerio, l’agenzia di promozione della Valle Seriana che ha organizzato per noi un bellissimo blog tour.

#Proposta 1-  Il Monte Farno. La montagna per tutti

Spesso ci chiedete consigli su dove andare per una gita in famiglia, oppure dove fare una bella passeggiata senza troppa fatica, o ancora dove arrivare facilmente in auto senza strade tortuose. Il Monte Farno è decisamente la meta che fa per voi. Iniziamo qui il nostro blog tour salendo in auto dal paese di Gandino (ricordatevi di acquistare il ticket di 2€ nei punti vendita autorizzati in paese). Una volta scesi dall’auto avrete solo l’imbarazzo della scelta per la quantità di percorsi che si possono seguire.

Le due mete più classiche sono il Rifugio Parafulmen, che si raggiunge con un percorso tra alpeggi, doline e placide mucche che brucano l’erba e il Pizzo Formico, riconoscibile per la sua croce dalla quale, ci assicurano, la vista è spettacolare e a 360°! Dal Pizzo si può proseguire anche verso San Lucio di Clusione. Entrambe le mete sono ben segnalate e raggiungibili in 1 ora e mezza dal parcheggio.

Noi per oggi ci limitiamo ad una passeggiata più breve ma comunque panoramica che ci permette di godere di un bel sole di mezza stagione. Il Monte Farno è una meta eccezionale per il trekking in autunno e primavera perché molto aperto e esposto al sole. In inverno invece, è il regno dello sci di fondo e delle ciaspole.

Sulla via del ritorno facciamo una sosta presso l’antico roccolo, una curiosa struttura vegetale, un tempo usata per la cattura degli uccelli.

#Proposta 2 – La Trinità di Casnigo. La chiesa dei gioielli nascosti

Questa chiesa, dobbiamo dirlo, è stata un’autentica scoperta, una perla ancora troppo poco conosciuta delle Cinque Terre della Val Gandino. L’edificio si trova fuori dall’abitato di Casnigo e il primo gioiello che ci regala è il panorama che si gode dal piazzale antistante. Presso i resti di un’antichissima torre militare la vista spazia su tutta la media Val Seriana, le Orobie e in pianura fino a Treviglio (alcuni dicono di riuscire a vedere persino il monte Pelice, a più di 150 km di distanza).

Ma i gioielli più preziosi ci aspettano all’interno della chiesa. I delicatissimi affreschi  quattro-cinquecenteschi  ci accolgono nella prima aula e ci preparano allo splendore del Giudizio Universale realizzato nel Cinquecento sopra l’altare. La dimensione, la ricchezza e la conservazione di questo ciclo pittorico vale alla chiesa della Trinità il meritato appellativo di Cappella Sistina della bergamasca.

Accompagnati dal signor Natale dell’associazione Amici della Trinità andiamo alla ricerca della storia e degli aneddoti di questo luogo sacro costruito sui resti di un tempio celtico di oltre tremila anni fa. E’ possibile visitare la chiesa tutte le domeniche pomeriggio e nella bella stagione vi sono visite guidate alle 16 o su richiesta. Ve lo promettiamo, vale la pena venire in Val Gandino anche solo per vedere con i vostri occhi questa meraviglia!

#Proposta 3 – Gandino: Il paese delle 14 chiese

Nel pomeriggio torniamo a Gandino per una visita culturale alla cittadina. Il luogo più particolare è senza ombra di dubbio l’imponente basilica.

Entrando in chiesa si rimane un po’ spaesati. La gigantesca cupola ad ombrello collocata nel mezzo della navata centrale attira subito l’attenzione che poi si sposta sulla decorazione che pervade ogni singolo centimetro delle pareti e sulle innumerevoli cromie dei marmi. Architetture dipinte creano forme sinuose e illusioni ottiche. Il nero e l’oro sono i colori predominanti che rendono la chiesa buia e grandiosa. Spicca il presbiterio con due grandi organi gemelli e due tele del Pitocchetto.

Continuiamo il nostro percorso guidato per le vie del borgo tra i palazzi delle grandi famiglie, le innumerevoli chiese (se ne contano 14 per poco più di 5.000 abitanti!)  i resti delle torri e il Museo della Basilica. Il museo è un luogo che vale certamente la pena visitare. Conserva numerose opere d’arte di grande pregio provenienti dalla basilica e dalle chiese della città. Sono esposti anche 300 presepi provenienti da 56 paesi diversi e una nuova sezione è dedica alla secolare tradizione tessile della Val Gandino.

 

#Proposta 4  – Il Mais Spinato: un prodotto antico riportato in vita

Le cinque terre della Val Gandino non smettono mai di stupirci. Una delle peculiarità più curiose riguarda l’eccellenza gastronomica locale e la sua interessante storia.

Siamo nel 1632 e per la prima volta nella storia qualcuno decide di piantare un campo di mais in Lombardia. E lo fa proprio qui, sui pendii della Val Gandino. La varietà scelta si chiama mais spinato perché il chicco termina con una sorta di “spina”. Ha una fibra più resistente e non necessita di essere irrigato. Ottimo per una terra rocciosa dove piove spesso.

Con il passare del tempo, il mais spinato viene abbandonato per la sua bassa resa e se ne perdono le tracce, fino al 2008 quando arriva la crisi economica. L’industria tessile, perno dell’economia locale, perde terreno e un gruppo di “sognatori” si interroga su come rilanciare lo sviluppo della valle. La scommessa è ripartire da un prodotto ormai dimenticato: il mais spinato. In una cascina viene trovata una manciata di chicchi che tecnici esperti riescono a far germinare. Si può quindi procedere alla semina. E’ l’inizio del successo. Expo fa da volano a questo prodotto nuovo e antico al tempo stesso, arrivano le lodi di Slow Food e degli chef in tutta Italia e la produzione decolla. Dall’ambito agricolo il progetto contamina tutto il paese, innescando una filiera d’eccellenza a km0 che riguarda anche la trasformazione fino al prodotto finito: gallette, biscotti, birra, polenta e molto altro.

Per celebrare questo prodotto e farlo conoscere si organizza ogni anno a Gandino il Galà dello Spinato che si svolge alla fine di settembre: quattro serate all’insegna dell’alta gastronomia, show cooking, musica e piatti tipici che si inseriscono nel più ampio contesto dei Giorni del Melgotto che accompagnano la stagione del raccolto fino a metà ottobre.

 

#Proposta 5 – Dove mangiare a Gandino

Durante il nostro blog tour abbiamo potuto incontrare tre realtà d’eccellenza che vogliamo suggerirvi per una sosta durante la vostra gita in Valgandino.

Il Caffè Centrale – La Spinata

Ospitato nei locali di una locanda ottocentesca e situato in una bella piazzetta di Gandino, il Caffè ha subito una vera e propria rivoluzione del 2006 quando Emanuele lo ha trasformato nel santuario del mais spinato.

Qui tutto è creato con questo particolare ingrediente dagli antipasti al gelato passando per la birra, le chiacchiere salate e la Spinata. La Spinata è il fiore all’occhiello del ristorante, una sorta di pizza (ma per favore non chiamatela così!) con impasto a base di mais spinato e farine integrali. Noi l’abbiamo assaggiata semplice, con la zucca e farcita e ce ne siamo innamorati! Leggera, digeribile e con un gusto unico è uno dei prodotti assolutamente da provare.

 

Così come gli antipasti, dove si sbizzarrisce l’estro dello chef, la polenta (molto leggera), il gelato al frollino e la grande novità di quest’anno: il Restainbocca. Il dolce, creato da Carlo Beltrami vincitore di Bakeoff Italia, consiste in una gelatina di birra allo spinato, polenta con ricotta e miele e una granella di frollini con mail spinato. Una vera delizia per il palato e la migliore sintesi dello slogan del ristorante: “Tanti gusti, un solo ingrediente”.

 

Agriturismo Le Rondini

Per chi cerca il gusto della tradizione culinaria bergamasca consigliamo questo accogliente agriturismo, situato leggermente fuori dal paese e circondato dai campi dove vengono prodotti gran parte dei prodotti che vengono poi serviti dall’agriturismo: dalla carne ai formaggi, dalle verdure ai frutti. Qui non si parla di kilometro zero ma di metro zero.

 

Dopo un piacevole antipasto a base di formaggio e salumi nostrani assaggiamo la specialità della cuoca Nadia: i casoncelli. Pasta freschissima, ripieno gustoso e condimento perfetto. Un piatto davvero fatto con il cuore. Un brasato che si scioglie in bocca accompagnato da polenta e spinaci completa l’offerta dei prodotti tipici di queste valli. E per finire crostatine e strudel con frutta di loro produzione.

 

Rifugio Ristorante Monte Farno

Per chi vuole pranzare o cenare in montagna in un ambiente curato e con una cucina di qualità, consigliamo il Ristorante che si trova proprio all’imbocco dei sentieri sul Monte Farno. Il ristorante è gestito da Christian che ha abbandonato un lavoro nel settore meccanico per poter vivere in montagna. Ha rilevato questo locale storico, fondato negli anni ’30, per rilanciarlo come meta per chi cerca i sapori autentici della cucina montana ma serviti con classe. Da abbinare a una passeggiata sul Monte Farno per una giornata fuori porta davvero perfetta!

Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA